Pizzeria Kamikaze by Etgar Keret

Pizzeria Kamikaze by Etgar Keret

autore:Etgar Keret [Keret, Etgar]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858834008
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-11-05T23:00:00+00:00


Capitolo ventunesimo

In cui Haim e Lihy partono alla ricerca del Messia

e per sbaglio trovano il mare

Alle sette del mattino, quando tutti gli invitati dormivano ancora sdraiati sul tappeto, Kneller si è presentato in salotto con uno zaino dicendo che non poteva più aspettare e che doveva vedere subito Freddy. Io e Lihy gli abbiamo proposto di accompagnarlo. Lihy, nonostante non credesse a tutta questa storia del Messia, ha detto che non aveva niente da perdere a domandargli dove si potevano trovare i responsabili di questo posto e io ho pensato che se laggiù c’era davvero tanta gente – come aveva detto Ian – allora avrebbe potuto essere un buon posto per cercare Desideria. Ian e Kneller poi sono talmente svaniti che non avrebbe certamente guastato tenerli un po’ d’occhio. Kneller voleva che partissimo con l’automobile di un suo amico, ma Ian ha detto che sapeva arrivare alla villa del Messia solo a piedi e così l’abbiamo seguito arrancando per più di dieci ore nella foresta finché ha cominciato a fare buio e lui ha ammesso di aver perso la strada. Kneller ha affermato che quello era un buon segno perché anche la volta precedente Ian aveva perso la strada e per festeggiare ha tirato fuori dallo zaino un narghilè e lui e Ian si sono scolati anche delle birre. Io e Lihy abbiamo deciso di raccogliere dei rami secchi per cercare di accendere un fuoco. L’unica luce che avevamo a disposizione era quella dell’accendino di Kneller che ormai dormiva come un bambino. Quando ci siamo allontanati un po’ da lui e da Ian – che gli russava a fianco – abbiamo cominciato a sentire un rumore insolito, lontano ma rilassante, come di acqua che si frange contro gli scogli, e Lihy ha detto che le sembrava il rumore del mare. Abbiamo continuato ad avanzare in direzione di quel suono e dopo qualche centinaio di metri siamo arrivati davvero al mare. È strano, nessuno al centro vacanze, Kneller compreso, aveva mai accennato al fatto che abitassimo vicino al mare. Può darsi che nessuno lo sapesse tranne noi. Ci siamo tol­ti le scarpe e abbiamo camminato un po’ sulla spiaggia. Prima di suicidarmi andavo spesso al mare, quasi ogni giorno, e quando me ne sono ricordato ho capito meglio quello che Lihy mi aveva confidato qualche giorno prima a proposito della nostalgia e del fatto di voler tornare. Ho raccontato a Lihy che il padre di Ari chiama questo posto “la valle delle ombre” perché la gente qui è talmente apatica che quando le stai vicino hai quasi sempre l’impressione che tutto vada alla grande mentre invece sei già morto. Lihy ha riso e ha detto che la maggior parte della gente che lei conosce, o che ha conosciuto prima di morire, è come se fosse mezza morta, o morta del tutto, e quindi la mia situazione non era poi tanto male e nel dirlo mi ha toccato come per caso, ma non era per caso.

Ho sempre sperato che se un giorno



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